Gli Indicatori Sintetici di Affidabilità non includono tutte le categorie e i regimi fiscali. Scopriamo di cosa si tratta
Dopo l’estate andranno espletati per la prima volta i versamenti ISA, i quali hanno sostituito gli studi di settore e, ancora prima prendere il via, sono già sotto l’occhio del ciclone.
Dagli ordini professionali, infatti, piovono le critiche e le richieste per far sì che, almeno per quest’anno, l’applicazione degli ISA sia opzionale e non obbligatoria. Ma cosa sono gli ISA e come funzionano? Vediamolo insieme.
Cosa sono gli ISA
ISA è l’acronimo di Indici Sintetici di Affidabilità fiscale e il termine ultimi dei relativi versamenti, dopo svariate proroghe, è stato fissato al 30 settembre 2019. Introdotti con il Dl 50/2017, a partire dall’anno di imposta 2018 gli ISA sostituiscono definitivamente gli studi di settore.
Gli indicatori ISA vengono usati da chi ha un’impresa o svolge in prevalenza (cioè da cui deriva il maggior guadagno nell’anno di imposta previsto) un lavoro autonomo che rientra nelle seguenti macro-categorie:
– Agricoltura;
– Manifatture;
– Servizi;
– Professionisti;
– Commercio.
Il Sose – Società per gli studi di settore – però lancia già l’allarme e avverte: un milione e mezzo di lavoratori autonomi non otterrà la sufficienza. Gli ISA 2019 riguarderanno, tra professionisti e imprese, circa 3,5 milioni di partite Iva sulle 5,3 complessive aperte in Italia.
Come funzionano le pagelle ISA
Questi Indici, ormai, sono considerati una sorta di pagella con tanto di voti decisivi per far sì che i controlli dell’Agenzia delle entrate siano più o meno mirati a seconda della valutazione. Per conoscere meglio e utilizzare il software ‘Il tuo ISA’ messo a disposizione dal Fisco.
Gli operatori economici che utilizzano gli ISA possono valutare autonomamente la propria posizione ed eventualmente correggere i dati comunicati all’Agenzia delle entrate. Il Fisco, infatti, li considera espressamente strumenti di compliance.
Gli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale daranno un voto da 1 a 10 a ciascun contribuente, con la sufficienza, in sostanza, fissata a quota 7. Difatti, i soggetti che otterranno un punteggio compreso tra 6 e 8 si troveranno in un intervallo di neutralità fiscale. Pertanto non potranno accedere ad alcun beneficio burocratico previsto dal nuovo regime premiale, ma neppure rischieranno di essere selezionati dall’Agenzia delle Entrate per i controlli mirati come chi, invece, riceverà un voto inferiore a 6.
Le conseguenze dei voti
Come detto, le aziende e gli autonomi vanno incontro a determinati ‘benefici’ o ‘penalità’ a seconda del punteggio ottenuto. Vediamo i dettagli.
– Un punteggio di 8. Possono essere esonerati dall’apporre il ‘“visto di conformità per la compensazione dei crediti d’imposta – spiega il Fisco – nonché la riduzione di un anno dei termini per l’accertamento dei redditi di impresa e di lavoro autonomo e dell’Iva”;
– Un punteggio di 8,5. Possono essere esclusi “dagli accertamenti basati sulle presunzioni semplici”;
– Un punteggio di 9 o 10. Verranno “esclusi anche dall’applicazione della disciplina delle società non operative e dalla determinazione sintetica del reddito complessivo, laddove il reddito complessivo accertabile non ecceda di due terzi quello dichiarato”, si legge nella comunicazione dell’Agenzia delle entrate relativa ai punteggi degli ISA.
Gli esclusi dagli ISA
Alcune categorie professionali, così come alcuni regimi fiscali, sono esclusi dagli ISA. Ad esempio chi ha attivato o terminato la propria attività durante il periodo d’imposta previsto dagli ISA. Così come sono esclusi i contribuenti che eccedono oltre i limiti di guadagno previsti dai loro indicatori e quelli che non svolgono in condizioni normali la loro attività.
Non devono applicare gli indici ISA neppure i contribuenti che godono del regime forfettario agevolato, così come di quello di vantaggio per i giovani imprenditori e i lavoratori in mobilità.
Non possono applicare gli ISA neppure i contribuenti che svolgono più di un’attività appartenenti a indicatori differenti, se il ricavo totale delle attività non prevalenti supera il 30% del totale (nella percentuale sono inclusi i ricavi delle attività prevalenti).
Gli ISA sono preclusi anche agli enti del terzo settore non commerciali “che optano – spiega il Fisco – per la determinazione forfetaria del reddito di impresa”. Esclusi anche i gruppi di volontariato o promozione sociale con regime forfettario, coop e consorzi che svolgono attività solo verso aziende socie. Esclusi, tra l’altro, anche i tassisti e chi svolge trasporto con noleggio di autovettura da rimessa, oltre ai piloti di porto.