Intelligenza artificiale? L’Italia va a rilento e deve accelerare, altrimenti…

I dati fotografati dal politecnico di Milano: solo il 12% delle aziende italiane si affida correttamente alla cosiddetta AI

Quello dell’intelligenza artificiale è un mercato che in Italia deve ancora conoscere il vero boom. Il valore dei progetti del settore, infatti, vale nel Belpaese circa 85 milioni di euro. E’ questa la fotografia scattata negli scorsi mesi dall’Osservatorio Artificial Intelligence del politecnico di Milano.

Alla cifra di 85 milioni – precisa l’Osservatorio – va però affiancato il mercato degli assistenti vocali intelligenti, che nel 2018 ha generato 60 milioni di euro, nonché quello dei robot autonomi e collaborativi utilizzati in ambito industriale. Quest’ultimo mercato nel 2017 valeva oltre 145 milioni di euro.

 

Un mercato tutto da esplorare

Ma quindi, in sostanza, le aziende italiane come stanno avvicinandosi al settore? Il primo dato che risalta è che soltanto il 12% di esse ha avviato dei progetti di intelligenza artificiale. Circa il 50% ha intenzione di avvicinarcisi a breve. Il 68% di chi ha già realizzato un progetto si dichiara soddisfatto del percorso e dei risultati, in special modo le aziende che utilizzano virtual assistant/chatbot.

 

Le imprese? Ancora troppo confuse

La confusione tra le imprese, inoltre, sembra ancora regnare sovrana. Il 58% considera l’intelligenza artificiale correlata a una sorta di tecnologia sostitutiva della mente umana, mentre il 35% la collega a tecniche quali il machine learning. Il 31% ai soli assistenti virtuali e, in definitiva, solo il 14% ha compreso il vero senso dell’intelligenza artificiale. Ovvero – stando alle considerazioni della comunità scientifica – ha compreso che l’intelligenza artificiale mira a replicare specifiche capacità tipiche dell’essere umano.

 

Il mercato del lavoro passa dall’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale, potenzialmente, è da considerarsi un’opportunità per la crescita occupazionale. Non un modo per sostituire professionalità e manodopera umana. L’Osservatorio calcola che 3,6 milioni di posti di lavoro, nei prossimi 15 anni, saranno sostituiti dalle macchine, ma il dato va correlato al fatto che vi sarà – contestualmente e per vari motivi, anche demografici – un deficit tra offerta e domanda di lavoro di circa 4,7 milioni di posti. Dunque, un disavanzo positivo di 1,1 milioni di posti.

In questa ottica, puntare sull’intelligenza artificiale, più che un’opportunità, sembra una strada obbligata – e da percorrere a breve – per mantenere quantomeno costante, se non migliorativo, un concreto equilibrio socio-economico.

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