I professionisti? Oggi più digitali, ma la strada è ancora lunga

Più digitalizzazione per i professionisti italiani, in particolar modo consulenti del lavoro, commercialisti e avvocati, ma una vera e propria spinta decisiva tarda ancora ad arrivare

Gli investimenti in Ict nel 2018 sono cresciuti del 7,9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 1 miliardo 265 milioni di euro. La fotografia è stata scattata negli scorsi giorni dall’Osservatorio professionisti e Innovazione digitale della School of Management del Politecnico di Milano.

Sono soprattutto gli adempimenti agli obblighi normativi il traino verso la digitalizzazione delle professioni. I consulenti del lavoro spendono al riguardo sugli 8 mila 900 euro, poco meno dei commercialisti (9 mila 400 euro), ma ben più degli avvocati (meno di 6 mila euro). Fuori quota gli studi multidisciplinari, che possono permettersi un budget che si aggira sui 15 mila 500 euro.

 

Gli effetti benefici della digitalizzazione

“La sfida per il futuro – commenta Claudio Rorato responsabile scientifico dell’Osservatorio – sarà aumentare la diffusione di cultura innovativa e approccio collaborativo, che adesso, pur in crescita, interessa circa un terzo degli studi professionali. Già adesso, infatti, oltre la metà degli studi in cui sono più presenti strumenti digitali ad alto tasso di innovatività ha registrato un aumento superiore al 10%”.

Stando all’indagine, la presenza di tecnologie a basso livello di innovazione fa crescere lo studio nel 57% del campione intervistato (fino al 10% nel 43% dei casi e oltre il 10% per il 14% dei professionisti). Percentuale che sale al 60% se sono presenti strumenti a media innovatività (di cui il 21% cresce di oltre il 10%) e, addirittura, al 69% se lo studio usa tecnologie ad alto tasso di innovazione (fra cui ben il 53% cresce più del 10%).

Elea, a tal proposito, coi propri software e puntuali percorsi formativi con esperti in digital communication e digital administration, continua a navigare in prima linea verso una rivoluzione digitale che in Italia, nonostante sia prevista a livello normativo da tempo immemore, tarda ancora ad arrivare se non grazie – appunto – all’iniziativa privata.

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